Carnevale (1963)
Il dipinto Carnevale di Giovanni Acci (olio su tela cm 100x113,5), realizzato circa 60 anni fa, è passato dallo studio del pittore nel febbraio scorso. |
Che succeda come quando da bambini si stanno raccogliendo delle figurine e ne mancano ancora alcune per completare l'album? Cerca che ti ricerca, lunga attesa, eccone trovata un'altra! Gioia inaspettata... e che soddisfazione “attaccarla” al riquadro vuoto riservato a quell'immagine. La figurina questa volta l'ha scovata l'amico collezionista e titolare della nota Galleria Recta di Roma che ha dato un notevole contributo (come ha fatto sempre) alla nostra permanente ricerca e divulgazione dell'arte di Giovanni Acci. Si tratta del dipinto Carnevale realizzato verso il 1963 che è ritornato nello studio versiliese del pittore a fare visita al luogo dove è stato creato e a ricevere tutte le attenzioni utili a esaminarne la tecnica costruttiva e lo stato di conservazione, suscitando l'apprezzamento di tutti i visitatori che casualmente hanno potuto vederlo ammirandone la riuscita e l'invenzione cromatica. La sua esistenza era documentata, ma la fotografia a colori dell'epoca lasciava molto a desiderare, era ben lontana dalla realtà. Nota sulla datazione
Prima probabile esposizione nella mostra alla Galleria “la bolena”, Forte dei Marmi 11-20 agosto 1963.
La datazione precisa richiede ulteriori conferme, oltre allo stile incline al periodo dei primi anni '60 e altri indizi documentari e filologici, è il tipo di tela di lino utilizzato a orientare verso il 1963 come anno di esecuzione; il supporto tessile denominato olona presenta in questo caso una particolarità tecnica caratterizzata da intreccio di fili accoppiati per ordito e trama che trova unico riscontro in un altro dipinto di quell'anno con identico utilizzo: la natura morta dal misterioso titolo L'allegoria del tempo, della vita e della morte con dedica autografa datata sul retro; un'opera inedita, che aspetta l'occasione per essere esposta. |
L'allestimento scenografico viene restituito in primis da un grande fondale rosso fiamma: una delle quattro ante del finestrone che si aprono verso l'interno della stanza; lo scuro, ribaltato verso il basso, si riconosce dal disegno del perlinato a tavolette verticali. Ad esso è accostato un tavolo il cui piano, ricoperto con un panno spesso di velluto marrone, funge da palcoscenico, come una tovaglia fatta di pennellate chiaro-scure brune e rossicce, stesa per dei commensali surreali: maschere e cappelli, una trombetta, soliti cotillon.
Come definire lo scenario che tali cose stanno a rappresentare? Incanto? Artificio? Improvvisazione carnevalesca? Maschere di acetato di volti umani caricaturali e accessori dozzinali fatti di carta pieghettata e cartone. Non esiste una scelta precisa per la raffigurazione di ogni singolo elemento, nessuna intenzione di alludere ad altri significati; in questa composizione prevale l'insieme frivolo: il gioco dei colori. Si usa dire 'ne ha fatte di tutti i colori' e sembra vero; ci sono, liberamente impiegati: primari e complementari, puri o miscelati; i quali, grazie a ogni singola luce che si proietta su di loro, riescono ad apparire unici...
Come definire lo scenario che tali cose stanno a rappresentare? Incanto? Artificio? Improvvisazione carnevalesca? Maschere di acetato di volti umani caricaturali e accessori dozzinali fatti di carta pieghettata e cartone. Non esiste una scelta precisa per la raffigurazione di ogni singolo elemento, nessuna intenzione di alludere ad altri significati; in questa composizione prevale l'insieme frivolo: il gioco dei colori. Si usa dire 'ne ha fatte di tutti i colori' e sembra vero; ci sono, liberamente impiegati: primari e complementari, puri o miscelati; i quali, grazie a ogni singola luce che si proietta su di loro, riescono ad apparire unici...
A destra, lo studio dell'artista come si presenta oggi (arredamento non pertinente all'epoca). Si riconosce il Carnevale sul cavalletto e si evidenzia il finestrone originale progettato appositamente dal pittore stesso in modo da ricevere la luce diffusa dal nord, condizione indispensabile per avere la percezione reale dei colori. |
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Gli oggetti dalle tinte cariche e brillanti non possono mettersi a confronto fra loro; non c'è un parametro che identifichi quale sia più importante o quale venga per primo. Forse c'è una metrica astratta, musicale, che li dirige in un girotondo, tutti protagonisti di complemento, nessuno indispensabile.
Acci, da violinista, si lascia andare in piacevoli rapsodie con il tocco del suo archetto e in punta di pennello, allo stesso modo, le trasforma in intrecci cromatici. Le minuziose pennellate virtuose in rilievo caratterizzano le varie campiture e fanno fatica a contenersi negli schemi delineati dal pittore per farci riconoscere le cose. Restano accesi, illuminati da un simultaneo flash fotografico, alcuni appesi in un laborioso panorama dalle ricercate stesure di Rosso di cadmio e gli altri posati sul piano a contrapporsi a un marrone tessuto di terre brune e rosse (colori difficilissimi per la scelta di contrasto). Gli elementi sono tutti posizionati con grande abilità registica a cerchio, pronti a girare come una giostra di divertimento, lasciando che quel capriccioso ciuffo di nastri filati rosa cada giù dal piano, dove si trova la firma Acci, come in un immaginario boccascena nel quale si nasconde a volte il suggeritore. Ma che bel quadro... (si spera qualcuno dica)! Uno scherzo musicale, uno sghiribizzo di pochi istanti per poi smantellare, riporre tutto nello scatolone e chiudere il sipario, carnevale è finito; è passato! Appunto, correva l'anno 1963. |
Nella produzione artistica di Acci, sono solo quattro le opere che si possono intitolare genericamente carnevale. Definite composizioni e contraddistinte prettamente dalla presenza di maschere carnevalesche e altri accessori tipici; in queste c'è l'assenza di figure e cose che possono proporre concetti allegorici o alludere a situazioni narrative di forte connotazione simbolica. Anche se nella tematica esiste il ricorso a oggetti effimeri, non c'è l'intenzione cosciente di creare un'allegoria, come accade invece a cominciare da Composizione con panno rosso (1944) per proseguire con altri affascinanti, singolari ed enigmatici lavori come Maschera (Figura mascherata, 1957), La maschera bianca (1958 - della quale si conosce solo il titolo), Maschera e cappotto rosso (1960), Carnevale (1973 - opera incompiuta) le quali trattano sicuramente il concetto della maschera come qualcosa che vela e allo stesso momento svela; ciò offre ulteriori spunti per un approfondimento futuro.
Con il Carnevale (1963) si è voluto presentare un aspetto dell'artista che conferma sempre di più l'eclettismo negli argomenti affrontati con alcune opere contraddistinte da esplosioni di colori, da desiderio di leggerezza: così come deve essere il carnevale.
Aprile 2022