Dedicato a Lisa e Gianni
Fiesole, 24 aprile 1952
nel giorno del loro matrimonio
nella foto con la nipotina Anna
Ma ricordi, amore? Penso tanto spesso a quella sera in cui nella penombra della cucina di Baroni ti vidi per la prima volta, io lo rivivo nella memoria quel momento che, indubbiamente, cambiò tante cose nella tua vita e nella mia, ma si soffre tanto anche per questo ricordare: non vorrei solo ricordare, vorrei che oggi stesso fosse la prima volta. Ah, poter fermare nel tempo le cose che si amano! Eri là, ferma, immobile contro la parete di quella rustica stanza, avevi le braccia incrociate, eri alta, ieratica, solenne, non avevo mai visto niente di più bello, nessuno potrà mai ridire ciò che dicevi al mio animo, ma neppure adesso ci riesco, se potessi dirtelo! Se potessi fartelo sentire! Ma perché non è possibile? Mi vien da piangere, tanto più che nel giradischi c'è la “Follia” di Corelli. Ma che finale allegro per un simile anniversario! Invece di ballare e saltare!
lettera a Milena, Marina di Pietrasanta, 25 maggio 1963 in occasione del ventesimo anniversario del loro primo incontro.
Entrambi sono stati esposti nella mostra personale alla Casa di Dante di Firenze nel 1954.
Il ritratto di Milena, del quale non si avevano più notizie, è tornato recentemente nello studio dell'Artista in Versilia per permetterci di acquisire informazioni sulla tecnica di esecuzione e per un breve intervento di restauro, mentre l'Autoritratto del pittore è ancora "ricercato".
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Ti voglio “eternare” con tutta la potenza drammatica dei colori e dei pennelli; come vedi metto da parte la modestia , ma il merito non sarà solo mio, ma anche di tanto modello: ti voglio vestire di velluto e ti voglio creare una cosa stupenda. Ti voglio fare cosa viva da sembrare vera e nello stesso tempo oltre la realtà, deve emanare dalla tela il misterioso fascino del metafisico. Non so ancora se sarà meglio crearti un ambiente semplicissimo, come un fondo neutro oppure la parete di una stanza in modo da fermare l’attenzione sul ritratto; oppure costruire un ambiente, un’atmosfera piena di sogno e di poesia come potrebbe dare un paesaggio. In lontananza l’azzurro delle montagne, in primo piano il verde cupo di un prato fiorito con te seduta nel mezzo. Il manto trapunto di stelle e lo scettro in mano non li farei, ma “li farei sentire”. Pensa un po’ al contrasto dei colori: il cinereo del cielo, la sera, l’azzurro cupo dei monti, il verde del prato, la fantasmagoria dei fiori, il rosso del velluto. Ti piacerebbe? da lettera a Milena, novembre 1943 |
Nel maggio scorso, aiutandomi con la tua fotografia, ti feci un bel ritratto: è di grandezza naturale a mezzo busto, hai un vestito di velluto nero con un leggero cordoncino bianco che ti cinge il collo; c’è uno sfondo di cielo cupissimo e sulla destra, in un angolo, appare il castello di Gombola. Non è però terminato, venne fuori così bello che non ebbi il coraggio di terminare le parti lasciate indietro, allora pensai di fare una copia, per questo feci degli studi e aggiunsi anche le mani fino ad ottenere una nuova figura; preparai anche la tavola per l’esecuzione. La tavola è su nello studio, è ancora bianca, mi occorreva la “modella” e fui costretto a lasciare tutto (…). Sto facendo un altro tuo ritratto: qui sei vestita del solito nero e hai attorno alla persona un gran mantello rosso. Subito dopo feci un altro tuo ritratto, sei vestita del solito velluto, hai una margherita in mano che stacca sul nero dell’abito e in braccio un mantello celeste notte (…). da lettera a Milena, novembre 1951 |