Il Crocifisso di Giovanni Acci
Icone e parole dipinte della Passione di Cristo
Crocefisso, 1966, olio su tela cm. 300 x 265.
Chiesa Sacrario dei Martiri di Sant'Anna di Stazzema.
La morte di Gesù sulla croce costituisce l’immagine cardine dell’iconografia cristiana
e quella sulla quale si concentra la contemplazione religiosa.
Qui il Cristo è ritratto come figura solitaria sulla croce.
Chiesa Sacrario dei Martiri di Sant'Anna di Stazzema.
La morte di Gesù sulla croce costituisce l’immagine cardine dell’iconografia cristiana
e quella sulla quale si concentra la contemplazione religiosa.
Qui il Cristo è ritratto come figura solitaria sulla croce.
Ma che desiderio di buttar fuori quel che ho in me! Ah, se avessi lo studio, i modelli! Ho fatto un bozzetto del Crocifisso...
continua a leggere >> a destra S. Giovanni ha una veste rossa, è un po’ chino, ha le mani sulla faccia, piange; a sinistra la Vergine ha le braccia sollevate e le mani giunte, pare che gridi “Figlio, Figlio mio! Nel centro il Crocifisso che stacca deciso, livido e cadaverico nelle carni contro il paesaggio che è un cielo cupo e una roccia quasi nera. Il Cristo ha la testa piegata giù, le braccia su alte e con le giunture sforzate, l’anatomia del suo corpo è decisa, nervi e muscoli ben marcati petto ampio, braccia e gambe poderose; anche l’ossatura è quella di un uomo atletico. Che scandalo per gli adoratori di Sacri Cuori al lattemiele! Signori miei il Cristo è un dominatore, non un pallido zerbinotto che alla mattina, appena si alza, corre allo specchio ad arricciarsi i baffi e a profumarsi la permanente. Ma carini davvero quei Crocifissi lindi, azzimati appesi, in posa graziosa, ad una croce ben piallata e lucidata a spirito, con i capelli ben pettinati e tutti boccoli, persino la corona di spine è graziosa. Ma è questo il Cristo? Ma via! Tutti quei Sacro Cuori lacrimosi, quei Redentori smidollati! Ma perché la Chiesa, che è così severa permette quelle aberrazioni?
da lettera a Milena, gennaio 1945 |
“E, chinato il capo, spirò” (Giovanni 19, 30), l’opera ritrae proprio questo momento...
continua a leggere >> la testa inclinata sulla spalla sinistra, il corpo abbandonato con le braccia tirate per il peso che sostengono, il sangue che esce copioso dalle piaghe; sullo sfondo aguzzi blocchi di pietra si stagliano su un cielo cupo, il paesaggio è ispirato al ricordo di un luogo molto suggestivo all’ingresso di Gombola chiamato “le lastre”. In occasione di una sua mostra personale a Firenze, nel 1967, don Stefani, direttore della Galleria Lo Sprone scrive sul registro dei visitatori: “Il suo Crocifisso, nel volto ha il riflesso inconfondibile della Divinità, il suo corpo esasperato tende a far capire agli uomini che egli veramente si è fatto come noi”.
Un visitatore di una delle tante mostre in cui il dipinto è stato esposto chiede al pittore come mai lo abbia ritratto con quei piedi così grandi, sproporzionati. L'Artista risponde: "Sono duemila anni che Cristo cammina per il mondo; logico che siano così." |
L’opera è stata donata da Mariuccia e Sandro Rubboli alla Chiesa Sacrario dei Martiri di Sant’Anna di Stazzema il 2 novembre 1978...
continua a leggere >> “quale testimonianza di una solidarietà per tutti i martiri in un abbraccio di redenzione e di umana pietà. Giovanni Acci ha saputo rivivere il dramma, anzi la tragedia di ‘Cristo Crocefisso’ con la potenza di un Andrea del Castagno.
L’Artista ha conferito alla plastica imponenza delle sue forme un inquietante accento moderno, esaltando sino al parossismo i valori espressivi, così da creare un capolavoro degno di gareggiare col memorabile ‘Cristo’ di Dalì. Ma ancor meglio di quello capace di manifestare le ansie religiose d’un credente del nostro tempo.” Dal retro del cartoncino realizzato per la giornata della cerimonia di donazione |
Cristo deriso, 1965, olio su tela cm. 120 x 140.
continua a leggere >> E’ un tema molto diffuso in tutte le scuole pittoriche europee, soprattutto nel Rinascimento; questo titolo è stato dato dall’Artista, ma vi è una fusione di elementi che si riferiscono invece a episodi avvenuti in tempi diversi. E’ un Ecce Homo in quanto, come nella tradizione iconografica, Gesù è rappresentato con gli emblemi regali dei quali i soldati lo hanno adornato per scherno: corona di spine e manto rosso, tiene tra le mani una canna spezzata come scettro; è sottoposto a beffe e ingiurie da parte della folla come avvenne dopo il suo arresto a Gerusalemme; vi è rappresentato anche il bacio di Giuda.
Il dipinto è realizzato come scena narrativa, ma senza ambientazione o definizione spaziale. I lineamenti e il corpo sono gli stessi del Cristo Crocifisso. Alle spalle di Gesù sono diversi personaggi, distribuiti su tre piani che si succedono uno dietro l’altro. Alla sua destra Giuda si avvicina per il bacio traditore, a sinistra un uomo, posandogli una mano sulla spalla, sembra tirarlo per un braccio. E’ quindi circondato dalla folla che ne invoca la crocifissione. Di quest’opera don Stefani, direttore della Galleria d’Arte Lo Sprone di Firenze, scrisse sul registro dei visitatori della mostra del 1967: “Nel ‘Cristo deriso’ quella folla siamo noi, un po’ tutti noi: la sua è una pittura senza pietà”, parole che Acci riferisce in una lettera con condivisione in quanto le ritiene appropriate e consone a ciò che ha voluto esprimere. Interno - Dopo la processione, 1946 circa, olio su tavola cm. 21 x 26.
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Via Crucis.
continua a leggere >> I tre dipinti e il disegno rappresentano la Via Crucis, precisamente la salita al Calvario. Sono bozzetti nei quali le figure sono solo accennate. Colpisce la ricerca sul “groviglio” dei corpi umani che ora si attraggono e ora si sospingono dando forma e movimento al dramma che sta accadendo non più al singolo (Cristo), ma a tutti gli uomini. Bozzetto per la Crocifissione, 1945.
continua a leggere >> foto da L’Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC), Venezia. - Ricercati >>
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"Cosa ci accadrà? Sono tutti pessimisti eccettuato io e il babbo. Il Signore ci aiuterà … coro pessimistico di protesta, son momenti duri questi. Sì, è vero, ma il Signore è con noi. Mi guardano, non hanno fede loro e giù a lamentarsi. (…) il tempo è passato ed è venuta la liberazione. Signore ti ringrazio e giù fuori a respirare l’aria pura; com’è bello il sole, com’è bella la luce, com’è bella la libertà! (…) Com’è bella la vita! Adoro la vita!" Giovanni Acci da lettera a Milena, febbraio 1945 |