Contadina che riposa
Il mio paesaggio è fuori del tempo e non ha ora, è lì eterno e fugace.
Giovanni Acci, 1968
Giovanni Acci, 1968
Come per una fotografia istantanea, questa composizione, pur seguendo i canoni di una natura morta è una natura viva: non più soli oggetti disposti secondo il piacere dell'Artista, ma figure nitide che escono da campiture di colore a formare un piacevolissimo “quadro”.
Un prato verde con un unico albero, il cielo è sereno e luminoso, l'orizzonte è definito da una fascia di lontani rilievi che sembrano ondeggiare perdendosi nel chiarore del cielo: blu scuro nella parte alta, ma sfumato in pura luce in quella bassa; la specie arborea non è identificabile, ha il tronco sottile rispetto all'ampiezza della chioma e proietta la sua ombra sul tappeto erboso. Le fronde occupano intenzionalmente solo il cielo, lasciando libero l'orizzonte e soprattutto non interferiscono con la terra, non creano disturbo e permettono allo sguardo di superare la scena, e correre lontano, licenza artistica di valore estetico. L'albero è inclinato come fosse un'ombrellone sulla spiaggia e sembra avvicinarsi alla donna distesa piegandosi verso di lei per farle dono della sua ombra leggera. In posizione quasi centrale, fà da asse di riflessione per la zappa, a sinistra e per il corpo di donna, a destra. Donna e zappa infatti sono specchiati, convergono verso l'albero e si aprono verso chi guarda.
La protagonista è vestita con abiti da lavoro, l'abbigliamento la caratterizza e la rende riconoscibile: abito povero, grembiule viola, grosse scarpe; è una contadina, ha abbandonato alla sua destra la zappa, le braccia sono piegate in alto e le mani poste a sollevare leggermente la testa, le gambe sono allargate in una posizione di massimo rilassamento; il volto ha un'espressione serena, la bocca accenna un sorriso, gli occhi sono chiusi. Dorme? Sicuramente si riposa.
L'opera rende proprio la piacevolezza, appunto, del momento di riposo, le spalle della contadina sembrano non toccare il terreno, danno l'idea che il suo corpo stia per levitare, per librarsi nell'aria, in un volo leggero che lo libera dalla pesantezza di una vita dura e faticosa.
Quello del "riposo", della pausa da qualunque fatica, condizione che accomuna tutte le creature e permette di trovare ristoro e di dare sollievo al corpo e alla mente, è un argomento che Acci affronta nelle sue opere con numerose variazioni: Riposo, Il riposo del padre, Ricordo del campo profughi, Il riposo del cacciatore, Il riposo del manichino, Meditazione ..
Mostre:
Nelle esposizioni, il dipinto appare come “Riposo”, successivamente, per distinguerlo dalle altre opere con lo stesso titolo, l'Artista lo cita nei suoi appunti come “Contadina che riposa”.
È stato esposto per la prima volta nell'agosto del 1959 a Viareggio alla Galleria d'Arte “Bottega dei Vàgeri”, il mese seguente alla Galleria d'Arte “La Tavolozza” di Marina di Massa, mostra di grandissimo successo, a novembre alla “Galleria Manfredini” di Firenze e infine nel gennaio del 1960, alla “Galleria San Marco” di Roma, dove è stato acquistato dal Prof. Alfonso Pellegrinetti, scrittore e autore di testi di letteratura per la Scuola Secondaria, tra i quali un'antologia con illustrazioni di dipinti di importanti Artisti, in cui appare anche l'opera L'avaro di Giovanni Acci (Baj C, Pellegrinetti G. A., Le stagioni, Antologia italiana per la Scuola Media, ed. Petrini, Torino 1962).
Il dipinto oggi si trova a Viareggio.
Nelle esposizioni, il dipinto appare come “Riposo”, successivamente, per distinguerlo dalle altre opere con lo stesso titolo, l'Artista lo cita nei suoi appunti come “Contadina che riposa”.
È stato esposto per la prima volta nell'agosto del 1959 a Viareggio alla Galleria d'Arte “Bottega dei Vàgeri”, il mese seguente alla Galleria d'Arte “La Tavolozza” di Marina di Massa, mostra di grandissimo successo, a novembre alla “Galleria Manfredini” di Firenze e infine nel gennaio del 1960, alla “Galleria San Marco” di Roma, dove è stato acquistato dal Prof. Alfonso Pellegrinetti, scrittore e autore di testi di letteratura per la Scuola Secondaria, tra i quali un'antologia con illustrazioni di dipinti di importanti Artisti, in cui appare anche l'opera L'avaro di Giovanni Acci (Baj C, Pellegrinetti G. A., Le stagioni, Antologia italiana per la Scuola Media, ed. Petrini, Torino 1962).
Il dipinto oggi si trova a Viareggio.