Fibbialla
I preziosi contatti con i collezionisti e con coloro che amano l'arte di Giovanni Acci, portano spesso a delle 'scoperte' che permettono di tracciare con più sicurezza il percorso professionale dell'Artista. (A margine, alcune considerazioni sul collezionismo delle opere di G. Acci >>) È il caso di quest'opera andata venduta all'asta a Napoli e acquistata da un giovane appassionato del Pittore, originario della Versilia e residente a Padova: un disegno eseguito con matite nere e carboncino su carta Fabriano di cm 56x76. |
Si tratta di un'opera che si è poi tradotta in una altrettanto bella versione a olio su tela, un dipinto conosciuto e documentato attraverso fotografie e appunti del Pittore con il titolo La strada,
come alla mostra presso la Galleria Barbaroux di Milano nel maggio del 1964. senza vincolarsi a essere la premessa di un'altra opera dipinta. Sul retro, cosa rara, la scritta autografa "FIBBIALLA" in rosso ne sancisce il titolo.
La composizione è ricca di particolari: a sinistra gli arboscelli di rosa fioriti che crescono sulla sporgenza della parete, le pietre che caratterizzano il muro, il cancello, la croce ancora oggi presente in questa posizione; Il gioco di luci e ombre. Questo suggerisce che sia stato realizzato dal vero. |
Raffigura uno scorcio del borgo di Fibbialla, piccolo paese della lucchesia dove la moglie dell'Artista ha insegnato nell'anno scolastico 1960-61 e tutta la famiglia si è trasferita. Sono bastati pochi mesi di permanenza perchè Fibbialla diventasse, per l'Artista, luogo deputato per la sua meditazione artistica e spirituale.
"Fibbialla ha più di mille anni di storia, ma non li dimostra. Le antiche pietre del castello continueranno a parlare alle generazioni future. Le olive saranno ancora raccolte a lungo e gli orti non finiranno per essere invasi dalle erbacce. Una strada, forse, attraverserà le antiche case, ma non deturperà la quieta atmosfera del vecchio borgo e qualche turista straniero trascorrerà piacevoli settimane fra gli olivi e gli ombrosi boschi della Contesora e, magari, guardando il paese sorriderà stupito di fronte a un luogo così antico e sorridente."
Nel disegno ogni dettaglio abbozzato, piccolo o grande, è indispensabile a trasmettere caratteristiche singolari (le scrostature del muro, i fiori, la croce, ...) a ricordare il passato, la storia e la comunità. Qui si riconosce un tempo reale, che passa, grazie ai dettagli prima accennati e ai tratti compositivi generali (le case, il cancello di ferro, il muretto in pietra, il tratto di strada).
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Tra le colline del luogo, Acci trova spunto per molti suoi paesaggi: Balze, Follia e altri. È così attratto dal paese e dai dintorni che continua ad attingere dai ricordi per ritrarne scorci, edifici, panorami, anche negli anni successivi una volta rientrato definitivamente in Versilia.
Sono immagini "abbozzate" nella sua mente, sostenute da schizzi eseguiti come foto ricordo, esercizio abituale del suo lavoro metodologico. Ogni angolo, ogni pietra incastonata con altre a erigere un muretto, ogni viottolo, diventano un pretesto d'ispirazione, trovano il posto giusto nell'inquadratura dove l'occhio, la mente e la mano del Pittore li posizionano, in un determinato ordine compositivo.
sarebbe molto importante ricevere segnalazioni per documentarli con completezza, dato che nell'archivio sono presenti solamente queste fotografie in bianco e nero.
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Sorpresa!
L'acquirente ha pensato di cambiare la cornice e... sorpresa!
È infatti venuto alla luce, sul retro dello stesso foglio di carta Fabriano, un altro disegno, lo schizzo a matita e carboncino di una testa virile del tutto familiare, riconosciuta immediatamente per le sembianze come un autoritratto molto stilizzato.
La quadrettatura rivela l'intenzione dell'Autore di trasporlo su un altro supporto e realizzarne un dipinto:
l'impostazione corrisponde infatti a quella di un monocromo, piccolo olio su faesite di proprietà della famiglia, che riporta la stessa suddivisione.
(La data dell'ultimo autoritratto dell'Artista. Il monocromo: una caratteristica rielaborazione pittorica del tutto personale >>)
È infatti venuto alla luce, sul retro dello stesso foglio di carta Fabriano, un altro disegno, lo schizzo a matita e carboncino di una testa virile del tutto familiare, riconosciuta immediatamente per le sembianze come un autoritratto molto stilizzato.
La quadrettatura rivela l'intenzione dell'Autore di trasporlo su un altro supporto e realizzarne un dipinto:
l'impostazione corrisponde infatti a quella di un monocromo, piccolo olio su faesite di proprietà della famiglia, che riporta la stessa suddivisione.
(La data dell'ultimo autoritratto dell'Artista. Il monocromo: una caratteristica rielaborazione pittorica del tutto personale >>)
La fontana
Le fontane, parte dell'arredo in città e paesi, sono un punto di riferimento e un richiamo all'identità di ogni piccola società, uniscono alla bellezza o semplicità delle forme, lo scopo di offrire ristoro ai viandanti e agli abitanti del luogo con il bene prezioso di un sorso d'acqua fresca. La duplice valenza di significato di questo tipo di manufatti, funzionale e sociale, li rende unici. Sparsi di solito in più punti di ogni luogo fortunato, disegnano una mappa del tesoro: l'acqua, una ricchezza da condividere.
Lo stesso collezionista ha in un secondo tempo acquistato, questa volta a una casa d'aste fiorentina, altri due disegni di Acci, di cui uno, curiosa casualità, rappresenta uno scorcio del medesimo paese, Fibbialla! Un disegno eseguito con matite nere e carboncino su carta Fabriano di cm 50 x 68. È la fontana raffigurata nell'angolo, cardine nevralgico dello schema compositivo, l'elemento probante che si tratta sempre di quello stesso luogo. Si distingue per la tipica costruzione con l'arco a ogiva che delimita marcatamente il vano centrale della fontanella.
Si trova nelle vicinanze della chiesa parrocchiale di fronte al campanile (fino alla fine dell'Ottocento era situata sul lato opposto della strada). Quando il Pittore l'ha ritratta, con l'originalità del mastello in legno per la raccolta dell'acqua, doveva essere in stato di degrado, si vede infatti un certo dissesto nella parte alta. Fino a qualche tempo fa risultava aver ricevuto una sorta di ripristino con una copertura a tettuccio e la sostituzione del catino con un tubo di scarico, oltre a un riassetto del rivestimento in pietra e mattone. Di recente è stata oggetto di una ulteriore e consistente sistemazione. Elementi tuttora esistenti che fanno parte della compozione
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Quest'opera è una elaborazione dal vero osservando natura e artificio umano, i dettagli sono assorbiti dalle forme e dalle linee architettoniche, la riproduzione del reale è privata di ogni minuziosità complementare; non servono ad esempio i particolari dei mattoncini e delle pietre che costituiscono la fontana, basta qualche incisivo tratteggio orizzontale di matita per evocarne le fattezze, non ci è dato sapere se il lungo muretto fuggente di contenimento sia sbrecciato, è sufficiente l'annerimento risoluto del carboncino a ricalcare la sua parvenza. La grande casa che si vede sul fondo ha peculiarità che fanno pensare a un palazzo signorile. Si intravede il portale in pietra, molto lineare, in armonia con le due finestre, che bilancia la distribuzione delle aperture in facciata col suo arco segnato dalla chiave di volta e dai caratteristici conci laterali. Le tegole, inizialmente descritte una per una, presto si diradano e sfumano sino a scomparire.
Tra la mole massiccia dell'edificio, che occupa quasi interamente, in secondo piano, il lato sinistro dell'inquadratura, e la fontana, si nasconde probabilmente una cisterna, documentata dalla chiara sagoma circolare, ed è accennata anche la presenza di un pergolato, forse di una vigna. Questi elementi sono stati inseriti nel disegno dall'Artista in modo sommario, come di riempimento per accentuare maggiormente il contrasto con lo spazio spoglio a destra, dove sul terrapieno si stagliano contro il cielo i rami di tre alberi scheletriti che con schiettezza di linee rievocano forme antropiche; sono nudi, contorti, alludono alla condizione umana e formano un percorso possibile verso la sola apertura attraverso la quale l'osservatore può guardare il paesaggio in lontananza. Non è noto se da questo studio sia stato realizzato un dipinto, possiamo solo immaginare come avrebbe potuto essere. Avendo in mente l'esempio de La strada, si può azzardare che lo spazio bianco lasciato al cielo che confina con le colline all'orizzonte, potesse essere restituito con l'immancabile chiarore con giallo di Cadmio su sfondo bruno o solamente in un impetuoso giallo. Questo rende ancora più esplicita l'idea che Acci aveva nel concepire la realizzazione pittorica attraverso il disegno, con la scelta di non coprire le campiture che nella mente riservava al suo colore luce, lasciando ampi stacchi e contrasti che possono generare un'impressione di non finito.
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